Benvenuti amici amanti dei libri in questa rubrica letteraria “Carthago d’Autore – L’intervista”. Protagonista di oggi è Anna Vasta, autrice del libro “Il Sacrificio” pubblicato dalla casa editrice Carhago Edizioni. In questo romanzo coinvolgente, l’autrice esplora temi profondi attraverso la storia di personaggi ben strutturati. Scopriremo di più sul processo creativo di Anna Vasta, sulle ispirazioni dietro il suo lavoro e sul significato del “Sacrificio”. Siete pronti a immergervi nel mondo di “Il Sacrificio”? Benvenuta Anna Vasta e grazie di essere qui con noi e dedicarsi ai lettori. Non indugiamo più e passiamo subito alle domande.
1. Di un buon libro quel che mi incuriosisce è conoscere i fatti reali nascosti nel libro che per lo più è frutto della fantasia, quindi le chiedo, chi è Anna Vasta e cosa si cela nel suo romanzo tratto dalla realtà? La biografia di uno scrittore bisogna cercarla nella sua scrittura. Non c’ è racconto, romanzo che non sia legato alla biografia di chi scrive. Ma sotto mentite spoglie, camuffata, dissimulata nella finzione- che non è menzogna-letteraria. Scrive il grande poeta Pessoa. “il poeta è un fingitore, finge di provare anche il dolore che egli prova veramente”. Lo scrittore sarebbe un illusionista che nella scrittura manipola, trasforma, reinventa la realtà, anche quella sua più intima, depistando il lettore. E la realtà reinventata non è meno vera e reale di quella a cui lo scrittore attinge.
2. Nel romanzo la protagonista Marianna è legata alle sue radici e ricerca quasi ossessivamente quel che si cela nel passato della sua famiglia? Perché questa esigenza? Quanto è fondamentale per la persona conoscere il passato per conoscere se stessi? Il bisogno di conoscenza è ciò che ci distingue dalla grande famiglia degli esseri animali, di cui facciamo parte. Si cresce attraverso la conoscenza di sé e del mondo che ci circonda. In soggetti come Marianna che sviluppano precocemente l’attitudine a interrogarsi, forte è il bisogno di riconoscersi nel proprio passato familiare, che con gli anni inevitabilmente perde quell’aura incantata con cui ci appariva nell’età breve della fanciullezza. Ogni percorso di conoscenza è irto di agguati, di scoperte spesso dolorose, una vera e propria discesa negl’Inferi. I poemi omerici, Virgilio c’ insegnano che gli eroi nei momenti cruciali della loro esistenza si sottoponevano alla dura prova di un viaggio nell’ignoto, nel mondo dei morti, regno della conoscenza e del destino, dove è custodito il senso dell’esistenza. Un percorso di conoscenza, quello della giovane Marianna che la porterà a maturare la visione di una realtà dominata dal male, dall’ iniquità, dal torto, perpetrato o subito. Nell’urto con una tale scoperta va in frantumi il suo posto delle fragole Ma da quelle macerie che fanno affiorare una verità tragica, Marianna uscirà più forte, maggiormente motivata e determinata a imboccare la via del bene.
3. Qual è il messaggio principale che vorreste che i lettori prendessero da questa storia? Il messaggio ai lettori è insito nella vicenda drammatica che segna le vite dei protagonisti. Ed è esplicitato nell’ aforisma di dedica ai miei figli. Che le vie del male sono facilmente percorribili. Che più ardua è la strada verso il bene, contrassegnata da ostacoli e insidie. Il male non solo è banale, perciò difficilmente riconoscibile-soprattutto quando si presenta sotto le rassicuranti fattezze di un familiare, nell’ ordinaria quotidianità del vivere-, ma anche circoscrivibile, nell’ ambito angusto, senza respiro del crimine. «Solo il bene è radicale», afferma Hannah Arendt, «il male è soltanto estremo». E spinge ad atti estremi.
4. Qual è stata la parte più difficile da scrivere di questo libro e perché? Più che di difficoltà parlerei di sofferenza nel raccontare la tremenda verità che si fa strada tra le rovine di quella favola bella che aveva alimentato i fantasmi della piccola Marianna. A questo punto cambia il registro stilistico. Dalla narrazione si passa alla rappresentazione di un dramma. S’impone il linguaggio della pièce, con i colpi di scena, i dialoghi serrati, i monologhi, le riflessioni.
5. Qual è il suo rapporto personale con la terra e la cultura siciliana e come ha influenzato la tua scrittura? Tutta la mia scrittura, quella poetica, e ora questa narrativa, ruota attorno a un centro: un luogo, che è anche un tempo, quello della fanciullezza. Un luogo che non ha niente di localistico, che si configura come il cuore pulsante di vicende, destini, storie, esistenze che portano i segni di una dolente umanità, raccontata- anche nelle mie poesie- nella sua dimensione corale. Una umanità che si trova a fronteggiare i grandi temi esistenziali. L’amore, la solitudine, il male, il lutto e la bellezza, sfrontata, accesa, senza misura della natura; il mare nella sua sovrumana essenza, e per noi etnei, la montagna, fonte di vita e di morte, di distruzione e di resurrezione dai propri deserti. Una natura come quella isolana, con la sua solitudine, il sublime che la abita non può non lasciare impronte nella scrittura, non può non amplificare ed esasperare il tragico che in questa terra greca ha radici classiche, di universale valenza.
6. Quali sono le principali sfide che ha incontrato durante la scrittura del libro e come le hai superate? Nella scrittura non ci sono sfide che non sia l’autore o l’autrice a porsi. Chi scrive s’impone regole, limiti, prove da affrontare. Anche i fatti ubbidiscono di volta in volta alle esigenza narrative dell’autore.
7. Cosa l’ha spinto a pubblicare il romanzo con la Carthago Edizioni e come è stato il processo di pubblicazione? Ho scelto Carthago per il suggerimento di un amico. Tutto si è svolto secondo i tempi e i modi previsti.
8. Ci sono altri progetti letterari a cui sta lavorando attualmente e di cui ci può parlare? Quanto a eventuali nuovi progetti letterari, ancora devo metabolizzare quello presente, seguire le sorti di questo romanzo che sta cominciando a muoversi sulle proprie gambe. Non penso ad altro.
“Carthago d’Autore – L’intervista” con l’Autrice Anna Vasta
Benvenuti amici amanti dei libri in questa rubrica letteraria “Carthago d’Autore – L’intervista”. Protagonista di oggi è Anna Vasta, autrice del libro “Il Sacrificio” pubblicato dalla casa editrice Carhago Edizioni. In questo romanzo coinvolgente, l’autrice esplora temi profondi attraverso la storia di personaggi ben strutturati. Scopriremo di più sul processo creativo di Anna Vasta, sulle ispirazioni dietro il suo lavoro e sul significato del “Sacrificio”. Siete pronti a immergervi nel mondo di “Il Sacrificio”? Benvenuta Anna Vasta e grazie di essere qui con noi e dedicarsi ai lettori. Non indugiamo più e passiamo subito alle domande.
1. Di un buon libro quel che mi incuriosisce è conoscere i fatti reali nascosti nel libro che per lo più è frutto della fantasia, quindi le chiedo, chi è Anna Vasta e cosa si cela nel suo romanzo tratto dalla realtà?
La biografia di uno scrittore bisogna cercarla nella sua scrittura. Non c’ è racconto, romanzo che non sia legato alla biografia di chi scrive. Ma sotto mentite spoglie, camuffata, dissimulata nella finzione- che non è menzogna-letteraria. Scrive il grande poeta Pessoa. “il poeta è un fingitore, finge di provare anche il dolore che egli prova veramente”. Lo scrittore sarebbe un illusionista che nella scrittura manipola, trasforma, reinventa la realtà, anche quella sua più intima, depistando il lettore. E la realtà reinventata non è meno vera e reale di quella a cui lo scrittore attinge.
2. Nel romanzo la protagonista Marianna è legata alle sue radici e ricerca quasi ossessivamente quel che si cela nel passato della sua famiglia? Perché questa esigenza? Quanto è fondamentale per la persona conoscere il passato per conoscere se stessi?
Il bisogno di conoscenza è ciò che ci distingue dalla grande famiglia degli esseri animali, di cui facciamo parte. Si cresce attraverso la conoscenza di sé e del mondo che ci circonda. In soggetti come Marianna che sviluppano precocemente l’attitudine a interrogarsi, forte è il bisogno di riconoscersi nel proprio passato familiare, che con gli anni inevitabilmente perde quell’aura incantata con cui ci appariva nell’età breve della fanciullezza. Ogni percorso di conoscenza è irto di agguati, di scoperte spesso dolorose, una vera e propria discesa negl’Inferi. I poemi omerici, Virgilio c’ insegnano che gli eroi nei momenti cruciali della loro esistenza si sottoponevano alla dura prova di un viaggio nell’ignoto, nel mondo dei morti, regno della conoscenza e del destino, dove è custodito il senso dell’esistenza. Un percorso di conoscenza, quello della giovane Marianna che la porterà a maturare la visione di una realtà dominata dal male, dall’ iniquità, dal torto, perpetrato o subito. Nell’urto con una tale scoperta va in frantumi il suo posto delle fragole Ma da quelle macerie che fanno affiorare una verità tragica, Marianna uscirà più forte, maggiormente motivata e determinata a imboccare la via del bene.
3. Qual è il messaggio principale che vorreste che i lettori prendessero da questa storia?
Il messaggio ai lettori è insito nella vicenda drammatica che segna le vite dei protagonisti. Ed è esplicitato nell’ aforisma di dedica ai miei figli. Che le vie del male sono facilmente percorribili. Che più ardua è la strada verso il bene, contrassegnata da ostacoli e insidie. Il male non solo è banale, perciò difficilmente riconoscibile-soprattutto quando si presenta sotto le rassicuranti fattezze di un familiare, nell’ ordinaria quotidianità del vivere-, ma anche circoscrivibile, nell’ ambito angusto, senza respiro del crimine. «Solo il bene è radicale», afferma Hannah Arendt, «il male è soltanto estremo». E spinge ad atti estremi.
4. Qual è stata la parte più difficile da scrivere di questo libro e perché?
Più che di difficoltà parlerei di sofferenza nel raccontare la tremenda verità che si fa strada tra le rovine di quella favola bella che aveva alimentato i fantasmi della piccola Marianna. A questo punto cambia il registro stilistico. Dalla narrazione si passa alla rappresentazione di un dramma. S’impone il linguaggio della pièce, con i colpi di scena, i dialoghi serrati, i monologhi, le riflessioni.
5. Qual è il suo rapporto personale con la terra e la cultura siciliana e come ha influenzato la tua scrittura?
Tutta la mia scrittura, quella poetica, e ora questa narrativa, ruota attorno a un centro: un luogo, che è anche un tempo, quello della fanciullezza. Un luogo che non ha niente di localistico, che si configura come il cuore pulsante di vicende, destini, storie, esistenze che portano i segni di una dolente umanità, raccontata- anche nelle mie poesie- nella sua dimensione corale. Una umanità che si trova a fronteggiare i grandi temi esistenziali. L’amore, la solitudine, il male, il lutto e la bellezza, sfrontata, accesa, senza misura della natura; il mare nella sua sovrumana essenza, e per noi etnei, la montagna, fonte di vita e di morte, di distruzione e di resurrezione dai propri deserti. Una natura come quella isolana, con la sua solitudine, il sublime che la abita non può non lasciare impronte nella scrittura, non può non amplificare ed esasperare il tragico che in questa terra greca ha radici classiche, di universale valenza.
6. Quali sono le principali sfide che ha incontrato durante la scrittura del libro e come le hai superate?
Nella scrittura non ci sono sfide che non sia l’autore o l’autrice a porsi. Chi scrive s’impone regole, limiti, prove da affrontare. Anche i fatti ubbidiscono di volta in volta alle esigenza narrative dell’autore.
7. Cosa l’ha spinto a pubblicare il romanzo con la Carthago Edizioni e come è stato il processo di pubblicazione?
Ho scelto Carthago per il suggerimento di un amico. Tutto si è svolto secondo i tempi e i modi previsti.
8. Ci sono altri progetti letterari a cui sta lavorando attualmente e di cui ci può parlare?
Quanto a eventuali nuovi progetti letterari, ancora devo metabolizzare quello presente, seguire le sorti di questo romanzo che sta cominciando a muoversi sulle proprie gambe. Non penso ad altro.
A cura di Fiorella Di Mauro
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